Si riunirà insolitamente domenica mattina alle 9.30, in seconda convocazione, il consiglio comunale di Gioia Tauro perchè ieri pomeriggio la civica assemblea si è interrotta dopo la votazione del primo punto all’ordine del giorno per la mancanza del numero legale.
L’assemblea, convocata dal presidente Bagalà è iniziata con un minuto di raccoglimento in ricordo del comandante della Polizia Locale, scomparso pochi giorni fa e con l’approvazione dei verbali della seduta precedente.
Tra i banchi della maggioranza erano assenti Guerrisi, Tomaselli e Cavallaro ma i consiglieri di opposizione hanno risposto all’appello e la seduta è stata avviata. Il dibattito si è acceso quando Bagalà ha chiesto di invertire l’ordine degli argomenti da trattare durante la seduta.
Salvatore La Rosa e Aldo Alessio si sono lamentati del fatto che alcuni punti all’ordine del giorno fossero stati inseriti nell’ordine del giorno nonostante nella riunione dei capigruppo si fosse deciso di discuterne prima nelle commissioni consiliari. Particolarmente duro è stato l’attacco di Salvatore La Rosa che è stato il primo ad abbandonare l’aula, dopo aver chiesto le dimissioni del presidente Bagalà. “Sono umiliato – ha detto l’ex assessore comunale – Lei (ha detto rivolgendosi a Bagalà) che dal suo pulpito predica democrazia, ha applicato la più dura dittatura”.
Santo Bagalà ha incassato l’attacco senza reagire mentre il sindaco Pedà ha replicato in maniera netta: “Ci accusano – ha detto – perché abbiamo deciso di non perdere tempo nelle commissioni e di approvare in aula le borse di studio per le attività complementari per i ragazzi di Gioia Tauro, i voucher lavorativi per i disoccupati gioiesi e l’affrancazione di alcuni terreni. L’opposizione in aula può fare tutti gli emendamenti che ritiene necessari, possiamo restare qui anche tutta la notte”.
La situazione è precipitata quando Nicola Zagarella ha risposto a un intervento di Rosario Schiavone che aveva sottolineato che si trattava di un “problema di metodo e non di merito”, dicendo che “la managgioranza è salda e che la minoranza deve essere trattata da minoranza”.
A quel punto anche Schiavone ha lasciato l’aula seguito qualche minuto dopo da Aldo Alessio, Francesca Altomonte, Renato Bellofiore e Giuseppe Zappalà. Senza la minoranza è venuto a mancare il numero legale e il consiglio si è concluso.