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Gioia: De Grazia rilancia il testo originale della legge Lazzati

Pedà, Toscano, De Grazia e Calabrese

Pedà, Toscano, De Grazia e Calabrese

GIOIA TAURO – Non ha peli sulla lingua il giudice Romano De Grazia e spara a zero contro politici e antimafia, “quella di parata”. Il suo punto di riferimento sono i giovani, e lo ribadisce più volte durante l’incontro che ha avuto luogo ieri pomeriggio alla Sala Fallara di Gioia Tauro, per discutere di ingerenze mafiose e Stato di diritto nell’era della globalizzazione.

La storia di De Grazia è legata sopratutto alla cosiddetta legge Lazzati, approvata nel 2010 ma con delle modifiche che secondo il giudice l’hanno stravolta, eliminando il divieto di attività di propaganda elettorale per i sorvegliati speciali, in particolare le persone indiziate di appartenenza alla malavita organizzata.

“Queste persone non possono votare ma possono raccogliere il voto degli altri attraverso la propaganda. – ha detto il – Il ché è paradossale e consente l’inquinamento delle istituzioni elettive. Sono occorsi circa 20 anni per l’approvazione di questa legge che è avvenuta, purtroppo, con alcune incongruenze che ne ostacolano di fatto l’applicazione. Ma non ne ho a disposizione altri 20 per far conoscere questo testo. Per questo giro l’Italia”.

All’incontro hanno preso parte il sindaco Giuseppe Pedà che ha introdotto l’argomento parlando delle difficoltà legate al suo ruolo, il sindaco di Locri Giovanni Calabrese, e l’assessore alla cultura Francesco Toscano.

“Il pericolo è quello degli estremismi opposti. – ha detto l’assessore – Non possiamo nascondere la testa come gli struzzi e far finta che il problema mafioso non esista, ma non ci si può neanche ergere a moralizzatori da strapazzo, senza considerare la realtà nella quale viviamo”.

De Grazia ha proseguito parlando di politica inconcludente, parolaia e bugiarda.

“In Calabria abbiamo parlamentari che in 15 anni hanno cambiato otto partiti. – ha aggiunto – Si acquistano case di fronte al Colosseo e si va in vacanza alle Maldive senza sapere chi paga. Basta manifestazioni di facciata e commemorazione di morti spillando soldi ai vivi. La mafia va affrontata in trincea”.

Tanti poi i riferimenti fatti a chi negli anni ha combattuto il fenomeno mafioso. Primo fra tutti Falcone e Borsellino. E proprio con una frase di Falcone ha voluto chiudere il suo intervento De Grazia: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.

“E gli altri sono i giovani. – ha detto – In loro risiede lo spirito guerriero”.

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