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Emergenza lavoro nella Piana, Martino (Democratici progressisti): «basta chiusura aziende»

IMG_8776«Sono molto preoccupato per cosa sta accadendo a molte aziende dell’area industriale di Gioia Tauro e della sorte di quei lavoratori che si sono mobilitati per dire no alla perdita del lavoro».

È quanto scrive in una nota stampa Alfonso Maria Martino, candidato al Consiglio regionale nella lista dei “Democratici progressisti” con Mario Oliverio. «Non è più tollerabile, in un territorio già profondamente martoriato come il nostro, vedere importanti realtà economiche chiudere i battenti e, di conseguenza, tante lavoratrici e lavoratori messi in mezzo ad una strada. La mia sensibilità di cittadino prima e di imprenditore poi mi impone di chiedere che tra le tante emergenze che opprimono la nostra Calabria, l’indissolubile connubio “lavoro/sostegno alle imprese” sia messo ai primi punti della nuova amministrazione regionale di cui, come candidato a fianco di Mario Oliverio nella lista “Democratici Progressisti”, con il consenso della mia gente, mi auguro di fare parte».

Tante le vertenze e le emergenze nella Piana ed in tutta la Calabria; da ultima la vicenda che riguarda l’imprenditore di Rizziconi De Masi, i cui dipendenti sono da qualche giorno in sciopero.

«Ebbene, in un rinnovato contesto politico che dovrà differenziarci dall’insipienza e dal clientelismo dell’uscente centro-destra, dovremo incidere in modo davvero efficace sul sistema del sostegno alle imprese e chiedere alle banche di smettere di considerare il nostro territorio come luogo dove rastrellare risparmio, ma di sostenere con adeguati tassi di interesse le aziende anche piccole e giovani che propongono idee serie ed innovazione – continua Martino – La Regione dovrà fare ovviamente la propria parte sostenendo le imprese nei rapporti con gli istituti di credito e cercando di spendere nel migliore dei modi i fondi strutturali che l’Europa ancora per qualche anno ci ha riconosciuto. Intanto, voglio esprimere la mia vicinanza e la mia piena solidarietà ai lavoratori ed alle lavoratrici che rischiano di perdere il posto di lavoro ed a quelle molte aziende che malgrado non siano in crisi produttiva o di commesse sono, inspiegabilmente, costrette a chiudere i loro capannoni perché chi avrebbe il dovere istituzionale ed anche la convenienza economica non li sostiene, il che mi appare ancora più sconcertante.

Ed a tal proposito mi chiedo a cosa servirebbero le banche se, per esempio, domattina tutte le aziende del nostro territorio dovessero chiudere».

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