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Da Palmi cento voci invocano la Pace

Palmi, oggi, è stata la voce del popolo Ucraino che chiede la Pace. È stata la voce dei tanti soldati russi che in questi giorni abbiamo conosciuto attraverso i media nazionali ed internazionali, soldati a cui è stato messo il bavaglio e non posso parlare. Ma che griderebbero anch’essi Pace se solo fosse loro permesso.

Sì alla Pace, sì alla vita, il grido di Palmi che questa mattina si è raduna per manifestare il sostegno all’Ucraina ed alla sua gente.

La pioggia, che in un primo momento sembrava voler fermare il corteo, ha concesso una tregua e così, alle 10e30, da piazza I Maggio si è snodato il corteo che ha raggiunto piazza Municipio.

C’era la società civile, c’era il mondo delle tante associazioni cittadine, c’erano gli studenti delle scuole della città. C’erano il portavoce del Vescovo ed i parroci delle parrocchie di Palmi C’erano i rappresentanti della politica locale: il sindaco Giuseppe Ranuccio con l’amministrazione ed i consiglieri comunali, c’erano i candidati a sindaco alle prossime elezioni, Giovanni Barone e Pino Ippolito, tutti insieme a percorrere la stessa strada, avendo il comune obiettivo di condannare la guerra ed ogni sopruso e ribadire che l’unica via percorribile è quella del dialogo teso alla Pace.

«La Chiesa non smette di aver fiducia nella bontà degli uomini quando questi pervengono a miti ragioni, ma molto di più si serve dell’arma più grande e potente di tutti gli arsenali: parla di pace e non di deterrenti, la invoca e la desidera. Ha un solo nome, si chiama: preghiera e sacrificio per tutti indistintamente, ma soprattutto per i responsabili delle sorti dei popoli», è il messaggio del Vescovo letto dal suo portavoce al termine del corteo.

Il corteo ha visto la presenza dei tanti ucraini che vivono a Palmi, che hanno portato la loro testimonianza chiedendo, con cuore in gola, che cessi al più presto la guerra.

Donne e uomini che non dormono ormai da 10 giorni, che pensano ai loro familiari ed amici che vivono nelle città colpite dalla guerra, che temono di non poter vedere più i loro cari che, con coraggio, sono rimasti nel loro Paese a difenderlo anche a costo della vita.

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