Lo scorso 21 Giugno i Paesi dell’Unione hanno celebrato la Festa Europea della Musica, manifestazione nata 36 anni fa in Francia e diventato un vero e proprio evento che richiama migliaia di giovani e meno giovani, uniti dalla passione per la musica.
L’ha festeggiata anche Palmi la musica, con un evento promosso ed organizzato dalla Icarus Factory, casa di produzione indipendente, l’unico ad entrare nell’agenda degli eventi dell’Anno Europeo del Patrimonio 2018.
Marco Suraci, direttore artistico della manifestazione svoltasi a Palmi, ha deciso di puntare più alto: vuole esportare l’evento all’estero, in Uruguay.
Marco, come nasce l’idea di legare al Sudamerica una festa che ha radici europee?
Sono tempi in cui termini come “emigrazione” e “immigrazione” – tornano a condizionare generazioni intere. La musica probabilmente non si sarebbe nemmeno evoluta se non avesse “abusato” del significato di questi due termini. La musica ha la necessità di fluttuare e contaminarsi il più possibile. Per concezione e convenzione la musica “occidentale”, quella proveniente dal vecchio continente, è stata un faro per tutto il mondo della composizione e dell’interpretazione. Ma ogni seme europeo ha generato nuove forme musicali in ogni angolo del pianeta, e viceversa. Il celebrare un evento “europeo” dall’altra parte dell’oceano, in Uruguay, mi sembra un buon modo, a parer mio, di iniziare a rendere “itinerante” questo tipo di evento. Vorrei partire dal Sudamerica perché ho già avuto modo di lavorarci, sempre nello stesso settore, e la cosa mi ha totalmente conquistato. I nuovi linguaggi musicali, quelli più tradizionali, le infinite miscellanee culturali, mi hanno aperto ad altri mondi sonori.
L’Italia e la Calabria hanno, storicamente, un legame con i Paesi Latinoamericani, Argentina in primis, un po’ meno con l’Uruguay. Perché la scelta di celebrare proprio in Uruguay la Festa della Musica?
L’Uruguay, invece, è un Paese per lo più fatto d’italiani. Pensa che lì si celebra una festività in nome di Giuseppe Garibaldi – “el libertador”. E’ un Paese, anche se ce ne sono altri nel mondo, che ha una grande vocazione italiana, per la cultura e le tradizioni italiane. Alcuni teatri hanno nomi italiani, la cucina italiana è il loro secondo modo di mangiare, associazioni intere di persone di diversi ceti sociali seguono e foraggiano la cultura italiana. Chiaramente, la Calabria, terra che continua a non saper trattenere la sua popolazione, è arrivata fino in Uruguay. Di recente sono venuto a conoscenza, che addirittura un palmese negli anni ’50, – Virgilio Cicala” in arte “Gil” – è stato un famoso musicista in Uruguay, girava con una sua piccola orchestra in pieno stile Duke Ellington. In più l’Uruguay è un Paese piccolo e non dispersivo, quindi ottimo per approdare sul continente.
Calabria e Uruguay: due mondi diversi, due modi diversi anche di ascoltare e vivere la musica. Hai già in mente i generi da proporre al pubblico uruguaiano? Quale sarà il file rouge che unirà gli artisti?
Si, due mondi diversi, due suoni diversi ma la musica unisce e secondo me, c’è sempre un file rouge che mette in connessione le cose. Uno dei gruppi che si è esibito alla precedente edizione della Festa della Musica di Palmi, è stato appunto un trio palmese che ha presentato un repertorio di due maestri di tango, Astor Piazzolla (argentino) e Richard Galliano (francese). Perciò già nella precedente edizione ho presentato un legame fra i due continenti. Vorrei, e ci sto già lavorando, seguire una direzione musicale che metta in luce due aspetti, tradizione ed innovazione musicale. Vorrei far interpretare al trio palmese (Francesco Pisanelli, Rocco Cannizzaro e Salvatore Schipilliti) un repertorio di alcuni autori uruguaiani proprio di questo genere, basti pensare al celebre brano “La Cumparsita” (altra storia piena d’Italia) – il tango più suonato al mondo, esistono circa 1700 esecuzioni differenti, E quindi questo per celebrare la tradizione.
Invece, per quanto riguarda l’innovazione, mi piacerebbe andare nel continente del Tango con un ensamble che ne ha fatto una sua interpretazione “mediterranea”. Non posso ancora pronunciarmi con il nome dei musicisti, ma sono italiani. Hanno composto e raffinato brani, in una chiave nuova ma rispettando con estrema maestria l’essenza del tango, senza snaturarlo o “violentarlo”. Sarà una proposta musicale molto interessante e che “rispolvererà” un contatto fra i due Paesi in questione.
L’evento che hai in mente di organizzare richiede uno sforzo non solo organizzativo, ma anche economico non indifferente, per questo è importante instaurare un dialogo con le istituzioni per avere il supporto necessario per mettere in piedi un evento culturale così grande. Come ti muoverai in tal senso?
Esattamente. Questo tipo d’iniziative culturali sono molto costose, basti pensare già solo alla logistica..questa è la voce che più mi preoccupa. Ecco perché dopo nemmeno un mese dallo svolgimento della Festa della Musica di Palmi 2018, ho iniziato a tessere rapporti con istituzioni italiane e uruguaiane. Ho già attivato contatti interni ed esterni. L’iniziativa del 2019 dovrà essere non solo una mia volontà, in quanto direttore ed organizzatore del festival, ma una sinergia fra diverse realtà. Il coordinamento nazionale della Festa della Musica si è già reso disponibile per fortificare i rapporti in Uruguay tramite suoi canali. La Direzione Generale della Cultura in Uruguay ha espresso parere favorevole per iniziare a “parlarci” e condividere il progetto e la sua eventuale fattibilità. Mi farebbe davvero piacere avere le istituzioni palmesi dalla mia parte pronte a sostenere l’iniziativa. Dovrò inoltre consolidare rapporti con gli uffici di riferimento della Regione Calabria; avrò anche necessità di creare una “cordata” di sostenitori, imprenditori e mecenati per solidificare il budget del progetto, senza trascurare quelli che sono i contributi pubblici per questo settore. Desidererei che l’iniziativa del 2019, fosse la Calabria la protagonista assoluta, mettendo in luce molte delle sue ricchezze, da quelle intellettuali a quelle turistiche ed eno-gastronomiche. L’obiettivo da raggiungere non è semplice, ma sono fiducioso e positivo sull’esito dell’operazione. La Calabria, con Palmi in prima linea, e Montevideo si parleranno a suon di musica, di turismo e tanto altro. Spero davvero di riuscire a realizzare questo “ponte” culturale.