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Cosa mia: le richieste dei Pm nel rito abbreviato

PALMI – Richieste di condanna per tutti e ventitré i soggetti coinvolti nell’operazione di Polizia denominata “Cosa mia”, giudicati con rito abbreviato. Roberto Di Palma e Giovanni Musarò, Pubblici ministeri della Dda Reggina, non hanno fatto sconti a nessuno, ed hanno richiesto reclusioni che vanno da un minimo di un anno e otto mesi, ad un massimo di vent’anni.

Otto anni di reclusione ciascuno per Rocco Carbone, Vincenzo Gioffrè, Massimo Aricò, Vincenzo Barone, Pasquale Casadonte, Antonino Ficarra, Roberto Ficarra, Domenico Gallico (classe ’73) e, Vincenzo e Rosario Sgrò; nove anni e quattro mesi la richiesta per Elena Sgrò, dodici anni per Antonio Dinaro, Italia Antonella Gallico, Lucia Gallico, Carmelo Sgrò, dieci anni per Maria Antonietta Gallico e Giulia Iannino; quattro anni e quattro mesi di reclusione per Gaetano Giuseppe Santaiti, un anno e otto mesi per Vincenzo Caccamo, così come per Francesco Campagna, Alberto e Giovanni Cedro. Vent’anni, invece, a Umberto Bellocco, considerato il capo dell’omonima cosca.

“Cosa mia” è il maxi processo che ha smantellato i vertici delle cosche Gallico-Sgro-Morgante-Sciglitano di Palmi, e Bruzzise-Parrello di Seminara e Barritteri, scaturito da un’operazione portata avanti dalla Polizia del Commissariato di Palmi, che ha scoperti gli interessi delle famiglie per i lavori di ammodernamento dell’A3. Ma anche omicidi, estorsioni e minacce.

Interessi e contatti che oltrepassavano i confini della Regione Calabria e si estendevano al nord, fin su in Emilia Romagna.
Viviana Minasi
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