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Calogero: «Sul porto disattesi tutti gli impegni assunti al Ministero»

Antonino Calogero

GIOIA TAURO – «La Stasi dice che il nostro è un attacco strumentale?Non ha argomenti. Hanno disatteso tutti gli impegni assunti al tavolo ministeriale di Luglio».

Non fa marcia indietro Antonino Calogero, segretario Cgil della Piana di Gioia Tauro e anzi rilancia le accuse nei confronti dell’amministrazione regionale riguardo la crisi al Porto, dopo la risposta giunta ieri dalla vicepresidente Antonella Stasi.

A quali impegni si riferisce?
«Ce ne sono tanti, ne cito solo due: la defiscalizzazione degli oneri sociali e l’autonomia finanziaria dell’Autorità portuale. A luglio è partito l’iter per il riconoscimento dello stato di crisi. A che punto è? Nessuno ha saputo più nulla. Inoltre si era deciso di aggiornare in maniera costante il tavolo del confronto. Non è stato fatto. Sarebbe ora di mantenere almeno questo impegno e far ripartire il confronto».

La crisi del porto di Gioia secondo la Stasi è da addebitare alla congiuntura economica e non alla politica.
«Il mercato è fermo perchè il territorio non attrae chi deve investire. E spetta a chi governa il compito di renderlo appetibile. La verità è che la nostra classe dirigente non è credibile e le visite a Ginevra del presidente Scopelliti per parlare con Aponte non hanno portato nessun risultato concreto per il Porto di Gioia. I fondi del decreto mille proroghe sono stati ridotti, l’accordo di programma quadro è stato presentato un anno fa. Da allora non si è fatto neanche un passo avanti».

La vicepresidente Stasi ha dichiarato che i cinque milioni stanziati nel decreto milleproroghe sarebbero la somma necessaria per finanziare il pagamento delle tasse di ancoraggio per il 2011.
«Non è vero che quei fondi erano utilizzabili solo per le tasse di ancoraggio. Erano fondi finalizzati al settore del transhipment che è in difficoltà. Venti milioni di euro non avrebbero risolto il problema ma sarebbero stati certamente più utili dei cinque che sono stati stanziati alla fine».

La Cgil lamenta ritardi nell’attuazione del accordo di programma quadro. Anche la Giunta regionale riconosce questo ritardo addebitandolo però alle Ferrovie dello Stato.
«Non basta scaricare le colpe su Rfi, bisogna lavorare per superare i problemi. Le ferrovie in questo momento stanno investendo a Trieste, un’area che ritengono appetibile, contrariamente al nostro territorio».

Insomma a suo parere la Regione non ha mantenuto nessun impegno?
«L’unico impegno mantenuto è quello relativo alla formazione e alla riqualificazione dei lavoratori. La speranza è che i corsi siano propedeutici allo sviluppo della logistica. In caso contrario non serviranno a nulla. La Cgil non vuole fare allarmismo, ma su questo territorio non passa giorno in cui non ci si debba misurare con richieste di cassa integrazione e mobilità. I numeri sono implacabili, la situazione è estremamente delicata. Non si può rimandare oltre, è il momento di intervenire concretamente e di smetterla con la politica degli annunci».

Lucio Rodinò

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