La Corte d’assise di Palmi ha rigettato tutte le richieste e l’eccezione pervenute dalle difese nella prima udienza del processo denominato Atlantide.
Nell’udienza tenutasi nella mattinata di ieri al Tribunale di Palmi, la Corte presieduta dal giudice Silvia Capone non ha accolto neanche la richiesta del pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria Giulia Pantano, in merito all’acquisizione di alcune sentenze non ancora passate in giudicato che avrebbero dovuto testimoniare, secondo l’accusa, l’attendibilità di alcuni pentiti che hanno riferito di fatti che hanno attinenza con il processo.
Si tratta dei collaboratori gioiesi Antonio Russo, Marcello Fondacaro, Lino Furfaro, Marino Belfiore, Pasquale Labate e quello siciliano Vincenzo Petrolo. E nella prossima udienza si inizierà la fase del dibattimento sentendo come testimone il collaboratore di giustizia Labate.
Atlantide
Il procedimento atlantide, istruito dalla distrettuale antimafia di Reggio Calabria, cerca di acclarare i fatti di sangue che hanno coinvolto la città del porto nel 2005.
Alla sbarra Elio De Leo, difeso dall’avvocato Antonino Napoli, Marcello Giacobbe, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Domenico Putrino, Biagio Guerrisi, avvocato Contestabile, Cosimo Romagnosi, difeso dall’avvocato Domenico Infantino, Giuseppe e Rocco Ivan Stillitano, difeso da Contestabile Virgillito.
Sono costituiti parte civile nel procedimento la Provincia di Reggio Calabria, la Regione Calabria il comune di Gioia Tauro.
Le accuse mosse dal pm Giulia Pantano sono, a vario titolo, quelle di associazione mafiosa, concorso in omicidio e tentato omicidio pluriaggravato. La Dda di Reggio Calabria ritiene di aver fatto luce su tre omicidi e un tentato omicidio che insanguinarono la città di Gioia Tauro nel lontano 2005.
Nello specifico ci sono, al centro delle indagini che hanno portato all’operazione Atlantide, gli episodi riguardanti il delitto di Luciano Caridi, avvenuto l’undici gennaio del 2005, quello di Pietro Giacobbe, consumato il 12 maggio dello stesso anno; e ancora il tentato omicidio di Santo Antonio Bagalà, avvenuto sempre il 12 maggio 2005 per finire all’omicidio di Rocco Albanese che risale invece al 14 marzo del 2005.
richieste rigettate
La difesa di Romagnosi, alla scorsa udienza, aveva avanzato richiesta di abbreviato condizionato dall’escussione di un testimone, parte offesa e oggetto di una presunta estorsione da parte dell’imputato. Stessa richiesta di abbreviato condizionato era stata fatta dalla difesa di Giuseppe Stillitano. L’avvocato Napoli, invece, aveva insistito sulla nullità del decreto di rinvio a giudizio per De Leo, perché secondo la difesa l’imputato non sarebbe stato sottoposto a interrogatorio di garanzia. La Corte d’assise, presieduta dal giudice Silvia Capone, si era riservata la decisione e nell’udienza di ieri ha sciolto la riserva rigettando le richieste del collegio difensivo.
Si torna in aula la prossima settimana per l’escussione del pentito Labate.