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Arresto latitante Delfino, il gip di Palmi dispone i domiciliari per i due presunti fiancheggiatori

Tribunale di Palmi

Il Tribunale di Palmi

All’esito del giudizio di convalida dell’arresto, svoltosi presso la locale Casa Circondariale, il GIP di Palmi, in accoglimento delle richieste dell’Avvocato Giuseppe Alvaro ha disposto gli arresti domiciliari per i due presunti fiancheggiatori di Delfino Rocco Graziano, 34 anni, ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco della cosca Alvaro, latitante dal 2017, catturato all’interno di un casolare della periferia di Sant’Eufemia d’Aspromonte dai Carabinieri di Palmi e dallo Squadrone Cacciatori di Calabria nel corso di una complessa operazione portata a termine la sera del 3 dicembre scorso.

Il Gip, dopo aver convalidato l’arresto in flagranza, ha concesso gli arresti domiciliari ai due giovani che, al momento dell’irruzione delle forze dell’ordine, erano stati sorpresi in compagnia del latitante. Nei loro confronti era stata richiesta dal PM l’applicazione della custodia in carcere per il reato di procurata inosservanza di pena, sul presupposto che nei confronti di Delfino Rocco Graziano era stato emesso un ordine di esecuzione di pene concorrenti definitive pari ad oltre 12 anni di reclusione. Era stato contestato dalla Procura procedente anche il reato di assistenza agli associati, poiché a carico di Delfino Rocco Graziano era stata adottata ordinanza di custodia in carcere per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, nel procedimento penale denominato Eyphemos.

Nel corso dell’udienza di convalida l’Avvocato Giuseppe Alvaro ha sostenuto che non poteva ravvisarsi il delitto di assistenza agli associati nei confronti di uno dei due presunti fiancheggiatori, in quanto, essendo il fratello e quindi un prossimo congiunto del latitante, trovava applicazione la speciale causa di non punibilità prevista dal codice penale a tutela dei sentimenti di natura familiare. La stessa Procura, infatti, con nota integrativa successiva allo svolgimento dell’udienza di convalida, aveva revocato l’iniziale richiesta di misura.

Quanto, invece, alla procurata inosservanza di pena, la difesa ha evidenziato che, pur trattandosi di un reato punito a prescindere dai rapporti di parentela tra il latitante e coloro che gli prestano aiuto, non risultava tuttavia dimostrata a livello indiziario la condotta di ausilio che i due avrebbero concretamente posto in essere affinché il Delfino si sottraesse all’esecuzione della condanna definitiva. In ogni caso, secondo l’opinione difensiva condivisa poi dal giudice, le esigenze cautelari potevano essere salvaguardate con una misura meno afflittiva rispetto alla custodia in carcere, anche in ragione del fatto che a carico del fratello del latitante vi era un unico precedente penale, risalente nel tempo, mentre nei confronti dell’altro, cugino del Delfino, non risultavano condanne, né procedimenti penali pendenti, né pregiudizi di polizia.

Con riguardo alla posizione specifica del latitante (anch’esso difeso dall’Avv. Alvaro), trovato in possesso di una pistola con matricola punzonata e serbatoio inserito, oltre che di documenti di identità contraffatti, il GIP ha applicato la custodia cautelare in carcere e ha escluso il reato di detenzione di arma comune da sparo, ritenendolo assorbito in quello di detenzione di arma clandestina.

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