Quando si parla di violenza sulle donne, è facile scadere nel banale. Ma nell’incontro “Parità di genere per vincere la violenza di genere – Cultura e strategie”, aperitivo culturale svoltosi il 5 dicembre a Palmi presso “Officine Balena” ed organizzato dall’Associazione Donne Giuriste Italia, – Sezione di Palmi, la “task force del diritto delle donne”, la presentazione del libro La cura provvisoria dei tratti fragili di Tiziana Calabrò ed Eleonora Scrivo (Edizioni Città del Sole, 2020), ha dato il “la” ad un dialogo di alto spessore fra donne, generando una sorta di tavola rotonda, un know-how su cosa realmente si dovrebbe fare per garantire parità di genere, consapevolezza di sé, lotta alla violenza e alla mentalità patriarcale.
Il dialogo è stato il secondo di due appuntamenti organizzati da ADGI: il primo si è svolto online il 25 novembre, trasmesso sulla pagina Facebook dell’Associazione.
Dopo i saluti istituzionali dell’Avv. Concettina Mercuri, tesoriere di ADGI, è intervenuto il Sindaco di Palmi, Avv. Giuseppe Ranuccio che ha richiamato l’impegno dell’amministrazione sul tema e in particolar modo ai due progetti PNRR, presentati assieme alla Dott.ssa Eliana Ciappina durante il suo Assessorato alle politiche sociali, che vedono la possibilità di utilizzare due beni confiscati alla mafia, per trasformarli in un CAV (Centro Antiviolenza) e in una Casa Rifugio. In seguito la moderatrice e vicepresidente di ADGI Palmi, Avv. Santina Ruggiero, ha introdotto le due autrici di questa raccolta di racconti elogio della fragilità, che porta a scrivere, trasferire in parole il vissuto. E così la “cura diventa mantenere il ricordo anche se doloroso”.
La fragilità come quella di tante donne ancora vittima di violenza fisica e soprattutto psicologica da parte dei loro compagni, mariti, familiari. Un dolore sordo che va protetto, si, ma anche educato a non essere visto come qualcosa di “normale”. Una fragilità che pian piano diventa forza prendendo consapevolezza di sé, come avviene nelle storie del libro, con personaggi che si alleano tra loro. Una sorellanza dunque, un’arte dell’accanto che dovrebbe avvenire nella collettività, nelle vite quotidiane, perché, come sostiene la Scrivo, “il potere non lo fa”. La cura dei tratti fragili va poi capita, interpretata: la psicologa e psicoterapeuta Elisabetta Saffioti ha fornito alcuni strumenti su come essere realmente di sostegno alle donne vittime di violenza.
Il supporto psicologico può funzionare se abbinato, secondo Eliana Ciappina, progettista sociale e giornalista, e già assessore del Comune di Palmi durante la prima amministrazione Ranuccio , ad attività concrete di prevenzione ed educazione culturale nelle scuole che favoriscano l’empowerment soprattutto nelle ragazze e nei ragazzi più giovani, e la necessita di adeguare i servizi sociali per dare sostegno e supporto ancor più concreto sia alla donne vittime di violenza, ma anche ai loro bambini e agli orfani.
Tra Ciappina ed una delle due autrici, Eleonora Scrivo, è nato poi un costruttivo dibattito sulla parità, esaminando la percezione e necessità di condividere assieme agli uomini una serie di percorsi, con tutte le problematiche che ne seguono. «C’è un sistema che non funziona – ha affermato la scrittrice – se parliamo di femminicidio a scuola solo nelle giornate dedicate (8 marzo e 25 novembre) oppure se dietro alle associazioni a sostegno, spesso ci sono dei retaggi ideologici totalmente opposti all’educazione alla parità (ad esempio il gender) c’è una disfunzione di sistema».
La dott.ssa Ciappina ha inoltre sostenuto che donne e uomini sono uguali nella diversità e detentori degli stessi diritti; tuttavia le donne hanno delle difficoltà oggettive nell’accesso a una serie di strumenti, come la legge regionale del 15 marzo 2022, n. 7, a favore dell’occupazione femminile e della microimpresa (di cui nel frattempo è stato approvato un piano di intervento contro la discriminazione di genere sui luoghi di lavoro).
La legge prevede, tra l’altro, equità salariale, protezione della maternità; premi per le imprese che agevolano per le dipendenti gli equilibri di vita e di lavoro, o che assumono donne disabili o vittime di varie forme di violenza o tratta. «È senz’altro un passo avanti – ha dichiarato la Dott.ssa Ciappina – ma vanno garantiti gli strumenti per poter accedere a un microcredito piuttosto che un altro, ad esempio, le donne che vivono in piccole realtà, come possono avere gli strumenti per usufruire di servizi di sostegno territoriale non limitati solamente a numeri o centri antiviolenza?».
Cura dell’interiorità, sostegno sociale ed economico sono anelli di una sola catena, nella quale non può mancare anche l’appoggio giuridico: infatti l’Avv. Manuela Strangi è poi intervenuta sul ruolo della giurista su queste problematiche. «Ho abbracciato il progetto dell’ADGI per l’obiettivo di eliminare la discriminazione nei confronti delle donne, è un’associazione attiva da due anni, e lavora come corpo intermedio tra istituzioni e società e cultura».
I dati (273 omicidi, 88 uccise in famiglia, 22 tra i 14 e i 29 anni) parlano di donne vittime dell’idea malsana di essere proprietà di qualcuno e che l’amore abbia potere di vita o di morte su una persona; raccontano, secondo l’Avv. Strangi di una mancanza di continuità e sinergia tra figure istituzionali perché, anche quando una donna prende consapevolezza di sé e decide di denunciare, mancando accanto a lei delle figure che la supportino nel lungo percorso verso la libertà, nella maggior parte delle volte, la donna che denuncia torna sui suoi passi.
«Abbiamo realizzato lo scorso anno una pink map che si trova sul sito istituzionale dell’associazione, è stata distribuita al comune, nelle palestre, nelle scuole. La mappa spiega i rimedi contro le violenze anche psicologiche e fornisce i numeri utili», aggiunge l’Avv. Strangi.
È soprattutto necessario compiere una piccola rivoluzione di mentalità, anche nei gesti, nei linguaggi quotidiani: l’Avv. Pasquale Aquino, intervenuto del dibattito, ha notato come sia importante attribuire gesti di tenerezza anche agli uomini; la scrittrice Tiziana Calabrò ha ritenuto sottolineare come il “dare il giusto peso alle parole” posso dare inizio, appunto, a questa rivoluzione: «Perché il maschile sovraesteso deve indicare le donne? È giusto dare peso al genere, perché ciò che viene nominato, si vede meglio, e sarà utile per creare una nuova mentalità nel futuro. È faticoso essere femministe – conclude la Calabrò – e per esserlo abbiamo bisogno degli uomini».
Una sorellanza di intenti quella dell’ADGI, (che raccoglie non solo avvocati, ma anche insegnanti e notaie): continuare ad essere quella parte di una catena che dà la scossa, sollecita, pungola e, soprattutto, accoglie, tramite una tenace arte dell’accanto.