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«Amo il mio lavoro, è frutto di passione e sacrifici». Intervista allo chef Andrea Agostino

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Le domeniche trascorse a guardare la nonna e la mamma cucinare, gli odori e i sapori che col tempo diventano parte della quotidianità, la decisione di studiare per diventare uno chef affermato.

Andrea Agostino si innamora di fornelli, mestoli e pentole sin da piccolo e coltiva questo amore con passione, quella passione che unita alla perseveranza e all’estro, lo hanno portato a diventare oggi chef in uno dei ristoranti più rinomati d’Italia, il Malga Ces di San Martino di Castrozza.

Andrea, classe ’95, nasce a Gioia Turo e dopo gli anni di studio a Polistena, decide di lasciare la sua terra d’origine per costruire la sua carriera altrove e non ha sbagliato un colpo: lungo il suo percorso ha infatti lavorato in ristoranti stellati e questo bagaglio di esperienze gli ha permesso di avere una carriera brillante e densa di successi, nonostante la giovane età.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Andrea e abbiamo conosciuto tutta la sua passione per la cucina.

Andrea, quando e da cosa nasce la tua passione per la cucina?

«La passione per la cucina è nata da bambino, mentre guardavo cucinare mia madre e mia nonna. Gli odori e i sapori, l’atmosfera che si creava erano qualcosa di magico ed è stato quello il momento in cui ho deciso che quella sarebbe start la mia strada».

Raccontaci brevemente il tuo percorso di studi e lavorativo.

«Mi sono diplomato all’istituto superiore “Renda” di Polistena. Dopo un inizio lungo e faticoso in lussuosi resort 5 stelle – tra Porto Cervo e santa Teresa di Gallura – ho avuto l’opportunità di lavorare nell’hotel Bauer di Venezia, nel regno di quelli che saranno i miei due mentori, Giovanni Ciresa, chef e docente  di fama internazionale, e Martino Longo attualmente executive chef nel prestigioso Adler di Ortisei. Dopo anni ad apprendere i loro insegnamenti, ho sperimentato la possibilità di esprimermi in maniera autonoma. Nel 2022 ho iniziato la mia carriera da chef nel ristorante Malga Ces che è sinonimo di tradizione e modernità. Sono felice delle scelte che ho fatto, anche perché penso che cucinare sia il mestiere più bello del mondo. Naturalmente comporta grandi sacrifici che però vengono ricompensarti da grandi soddisfazioni».

Qual è il tipo di cucina che meglio ti rappresenta?

«Quella che più mi rappresenta è una cucina ricercata con una formula easy gourmet».

Quali sono secondo te le regioni italiane più all’avanguardia nella cucina?

«Senza dubbio per me sono la Lombardia e la Campania».

Quali sono gli ingredienti di cui ti servi di più in cucina?

«Nella mia dispensa olio extra vergine d’oliva, spezie, erbe aromatiche e agrumi sono ingredienti che non mancano mai».

Se ti chiedessi di rivisitare in chiave “alta cucina” la struncatura, piatto tipico della tua città d’origine, cosa proporresti?

«Se dovessi rivisitare la struncatura calabrese in chiave gourmet la proporrei così: olio extra vergine di oliva, pomodorini rossi secchi semi dry, olive nere di Gaeta, peperone crusco secco macinato, cenere di olio che è fatta con olio, polvere di cipolle bruciate e l’aggiunta di maltodestrine, aglio nero fermentato a mantecare, mollica di pane tostata e aromatizzata al prezzemolo e per concludere aria alle acciughe».

La cucina della Calabria non è tra le più ricche e, forse proprio per questo, neanche tra le più conosciute. Cosa caratterizza la cucina di questa regione?

«Sì, i piatti tipici calabresi si contano sulle dita di una mano, inoltre bisogna anche dire che la Calabria non è una regione con una cucina tipica, essendo molto povera. Ma nel tempo abbiamo appreso e proposto piatti per lo più di derivazione siciliana e campana».

Se oggi ti chiedessi qual è il tuo sogno nel cassetto mi risponderesti che è …

«Il mio sogno nel cassetto un domani sarà quello di aprire un mio ristorante e – chi lo sa? – magari sarà proprio a Gioia Tauro…».

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