Gli interventi della rubrica “Altalenando” sono curati dall’Adic, l’associazione donne insegnanti calabresi:
L’Adic (associazione donne insegnanti calabresi) ha festeggiato il 2 giugno i suoi quarant’anni di vita e ha scelto il giornalista parlamentare Francesco Verderami del Corriere della sera per radunare socie e simpatizzanti nella cornice delle rinnovate Cisterne a Gioia Tauro.
Francesco (così mi piace chiamare il relatore che ricordo da bambino) è un gioiese e come tale attaccato alla città e ai ricordi della sua adolescenza, quando si incamminava verso il successo offrendo il suo contributo a radio golfo.
Nella radio ha posto le basi per il suo lavoro futuro, la radio gli ha dato l’occasione di esprimersi e mettere a fuoco i suoi talenti naturali. Da lì è partito per collaborare con tante testate giornalistiche in tutta Italia.
Nel corso della riunione Francesco ha fatto un confronto tra passato e presente nella città di Gioia Tauro: ha esaminato le problematiche per invitare i presenti a riflettere sulle responsabilità degli adulti che non creano occasioni, luoghi e mete per formare i giovani.
Egli ha messo in luce l’importanza del lavoro dell’insegnante(anche suo padre lo era), ma è convinto che non basti il lavoro al chiuso delle aule: c’è il luogo famiglia e il luogo società che con esempi, atteggiamenti e proposte danno un’influenza determinante nella formazione dei ragazzi.
Questi luoghi però non sempre sono efficaci e adatti ai giovani perché necessitano di essere organizzati per loro e studiati per arricchirli, educarli e prepararli al futuro.
Spesso gli insegnamenti dei genitori sono in contraddizione con le esigenze dei figli, diverse da quelle di un tempo: tutto è più veloce ed effimero, più superficiale e incostante, mutevole come la pagina di un telefonino, non sempre degno di riflessione, perché tutto è moda e tutto cambia. Perciò il compito dei genitori è veramente difficile, mutano le abitudini e la morale rispetto al passato ed i genitori rischiano di non trasmettere quel bagaglio di valori che rende ferme e stabili le persone e le famiglie.
Francesco si è soffermato anche sui luoghi d’incontro “mancanti” : le aiuole dei parchi, per esempio, danno un senso alla città e ai suoi abitanti ed identificano la qualità di un popolo.
Mancante è anche il lavoro e per questo motivo i giovani formati nel Sud emigrano senza avere più la possibilità di tornare e la società viene depurata di menti elevate, autoctone.
Questa privazione diventa sempre più forte e riduce la capacità di sviluppo degli altri giovani.
Se siamo capaci di amare la città, stringerci la mano tra soci di diverse associazioni, lavorare in comune, superando individualismi – ha detto Francesco – possiamo creare ambienti migliori di crescita per i bambini, gli adolescenti e i giovani della nostra città.
Certo, coinvolgere i giovani è difficile, ma conoscendo i loro gusti si possono attuare iniziative formative e determinanti. Francesco, terminando il suo incontro con noi dell’A.D.I.C, ha paragonato Gioia ad una bella addormentata. Eppure Gioia ha tanti motivi per essere più conosciuta e amata anche dai turisti, ha luoghi di importanza storica e archeologica, il museo Methauros, il palazzo Baldari, lo stesso palazzo comunale e il suo straordinario Piano delle Fosse da esplorare e valorizzare.
Francesco deplora il drammatico decadimento della città, ma con l’accenno al suo progetto per Gioia ci dà un segno di novità e di speranza.
Noi dell’Adic continuiamo a lavorare dentro e fuori la scuola perché la sfida dell’educazione permanente sia avviata, se non vinta del tutto, in attesa che nuove iniziative e nuove attività diano un senso di serenità a questa città che si deve svegliare dal torpore dannoso dell’indifferenza e della stasi.
Non dimentichiamo tuttavia il lavoro costante dell’Adic che con le sue numerose proposte ai giovani e agli adulti ha dato un contributo notevole al progresso culturale di Gioia Tauro.
La mostra allestita per l’occasione del quarantennale evidenzia l’impegno profuso in questi anni con tavole rotonde, incontri-dibattito, conoscenza del territorio, il tutto sostenuto da personaggi di rilevo e di chiara fama nei vari ambiti culturali.
Tutta la storia dell’Adic dimostra come l’associazione abbia seguito l’evoluzione dei tempi e abbia sempre realizzato gli obiettivi che le socie fondatrici avevano delineato nello stato.
L.F.