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A Rosarno “Giufà e il mare”

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ROSARNO (23 agosto 2011)– Il Centro Rat – Teatro dell’Acquario di Cosenza è stato protagonista, ieri sera a Rosarno, presso il Parco Archeologico dell’antica “Medma”, con lo spettacolo ‘Giufà e il Mare’, tratto dai racconti popolari arabi di Italo Calvino.

Lo spettacolo, che ha la regia di Antonello Antonante, ha visto protagonisti, in scena, Maurizio Stammati e Salvatore Vercellino, mentre le scenografie, i burattini e i pupazzi sono stati curati da Dora Ricca e le musiche da Ambrogio Sparagna.

La rappresentazione altro non è che “un racconto nel racconto”: un cantastorie gioca con il percorso narrativo come con gli oggetti e gli elementi scenografici attraverso un viaggio nel Mediterraneo, dove con dialetti e lingue diverse, colori e suoni, attori e personaggi, racconti e aneddoti, miti di un tempo e cose reali, identità e tradizioni, incontra e conosce tante persone sempre diverse tra loro, ma tutte riconducibili al personaggio di Giufà.

Il protagonista è dappertutto: si chiama “Djeha” in Algeria e in Marocco, “Goha” in Egitto, “Nasreddine Hodja” in Turchia, “Giufà” in Sicilia e Calabria, dove tuttavia è più noto come “Iugale”, “Giaffah” in Sardegna, “Gihane” a Malta, e ancora “Giucca” in Toscana, “Giucà” in Albania, “Turlulè” in Trentino. Giufà risulta essere un tipico esempio di “transumanza narrativa”: spesso temi eguali o quasi si ritrovano, spesso identici nei concetti e a volte anche nei nomi in paesi assai distanti, sempre appartenenti a un’area culturale che affonda le sue radici in una comune matrice: il Mediterraneo.

La penultima serata della rassegna teatrale medmea è stata, quindi, l’occasione giusta per far conoscere, al pubblico pianigiano, il “Centro R.A.T. (Ricerche Audiovisive e Teatrali), che nasce a Cosenza nel 1975 dalla fusione del “Workshop Laboratorio Permanente di Ricerca Teatrale” e il “Collettivo Teatrale di Sperimentazione”, due associazioni culturali che già da tempo operavano nel centro storico di Cosenza, coagulando una serie di operatori teatrali che si erano formati attraverso esperienze diverse, ma che “convergevano” in una “città del Sud”, esprimendo un progetto che voleva coniugare il recupero di luoghi e stilemi di una tradizione popolare con gli esiti ultimi della ricerca e della sperimentazione.

«La scelta di installarsi in una regione, la Calabria a lungo emarginata dai circuiti teatrali tradizionali (e non solo) – hanno spiegato gli attori – è stata considerata non un punto di arrivo, ma un punto di partenza».

Francesco Comandè

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