Una storia tragica risparmiata all’oblio grazie ad uno studio approfondito condotto dal prof. Antonio Orlando, storico dell’ICSAIC, il quale attraverso la sua pubblicazione “L’eccidio di Acquappesa” ha reso possibile ricostruire e ristabilire l’esattezza dei fatti sulla sorte di diciannove soldati calabresi, cinque pianigiani – Michele Burelli e Francesco Trimarchi (entrambi di Cinquefrondi), Salvatore De Giorgio, Saverio Forgione e Francesco Rovere – che nel lontano 1943, informati dell’armistizio di Cassibile, col quale l’Italia firmò la resa incondizionata agli alleati sancendo il suo disimpegno dall’alleanza con la Germania nazista e l’inizio della campagna di Resistenza nella guerra di liberazione, a causa di una errata quanto ingenua interpretazione degli eventi, pagarono con la vita la voglia di ritorno alle proprie case. Il drappello di soldati, mal comprendendo la fine delle ostilità, decise di abbandonare la caserma del Regio Esercito dove prestava servizio e fare ritorno a casa ma cinque di loro recuperati anzitempo furono arrestati dall’ufficiale comandante che, informato il suo superiore, tal generale Chatrian il quale, giudicandoli senza appello colpevoli di diserzione, ne decretò la morte per fucilazione. Non di diserzione vieppiù di ingenuità ed inesperienza i veri “reati” che costarono loro la vita nonostante le insistenti e vane preghiere del cappellano militare che ne domandava clemenza ed il rinvio dell’esecuzione. A farsi carico di questa preziosa testimonianza storica le associazioni Alioscia e venticinqueaprile A.M.P.A che hanno organizzato per domani 21 aprile alle ore 17.30 presso la Mediateca comunale di Cinquefrondi un incontro-dibattito affidando il racconto ad Aldo Polisena, presidente dell’associazione Alioscia, e le conclusioni al rappresentante del comitato promotore di venticinqueaprile A.M.P.A., Sandro Vitale.