PALMI – E’ stata un’udienza senza molti colpi di scena, ai quali eravamo ormai abituati, quella odierna del processo All Inside, celebrato nell’aula bunker del Tribunale penale di Palmi.
E’ stata la difesa dell’imputato Ferraro Mario a prendere la parola in apertura di dibattimento, per chiedere al Tribunale di rigettare la nuova documentazione prodotta dal Pubblico Ministero della Dda di Reggio Calabria titolare dell’inchiesta, Alessandra Cerreti, contente altre due lettere rinvenute in casa dei Palaia nel corso di una perquisizione avvenuta la settimana scorsa, in seguito all’arresto di Palaia Gianluca e Gaetano, fratello e padre di Palaia Rocco.
Motivo della richiesta della difesa di Ferraro, sarebbe il fatto che le lettere ritrovate in casa dei Palaia sono parte di un procedimento diverso da quello in cui è coinvolto il Ferraro Mario.
Il legale del Ferraro, Gerardina Riolo, ha anche chiesto che venisse acquisita la prova documentale che testimonia i colloqui, gli incontri con gli inquirenti e con diverse persone, avuti dalla collaboratrice di giustizia e coimputata nel processo, Pesce Giuseppina.
Alla richiesta della Riolo si è fortemente opposto il Pubblico Ministero: le lettere con le minacce esplicite e velate, dimostrerebbero il percorso umano che ha indotto Pesce Giuseppina a collaborare con la Procura di Reggio e sono comunque state scritte da Palaia Rocco, marito della Pesce, coinvolto in questo processo.
Opposizione anche dinanzi la richiesta di acquisire i documenti con i colloqui e gli incontri della Pesce con magistrati e altre persone: durante il periodo della collaborazione, l’unica persona che la donna ha diritto di incontrare è il magistrato che indaga.
La Corte (Epifanio presidente con a latere Crea a e Ciollaro) ha respinto le richieste della difesa del Ferraro, ammettendo solo i colloqui avuti dalla Pesce durante il periodo in cui ha interrotto la collaborazione, con queste motivazioni: «Le lettere rinvenute in casa dei Palaia sono considerate ammissibili, e quindi rilevanti, dal momento che riguardano uno degli imputati di questo processo, come ricorda l’articolo 237 del codice di procedura penale. Accoglie in parte la richiesta di acquisizione della documentazione relativa ai colloqui avuti dalla Pesce, limitandola al periodo in cui la donna ha interrotto la collaborazione, per i motivi ricordati dal Pubblico Ministero».
L’udienza è proseguita con l’interrogatorio di tre testi citati dal Pubblico Ministero, Alessandro Calabrò, commercialista incaricato dal Tribunale di Palmi di eseguire l’inventario all’interno dell’alimentari di Paterni Erminda; Francesca Militano, curatrice fallimentare della Exclusive S.n.c., magazzini intestato ai Pesce; e Alberto Ranieri, ispettore di Polizia Penitenziaria in servizio a Milano.
Viviana Minasi