Nel giorno della Domenica delle Palme l’associazione “Prometeus” ha donato alla parrocchia Maria Santissima del Soccorso un’opera d’arte sacra.
L’omaggio della Prometeus alla Parrocchia del Soccorso ed a Don Emanuele Leuzzi
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“Nella sua semplicità, vuole essere questo un piccolo segno di riconoscenza, la giusta testimonianza dell’alto valore e della dedizione, dell’amore e della passione cristiana, con cui il nostro sacerdote, Don Emanuele Leuzzi, sta, in modo esemplare, svolgendo la sua missione pastorale e la sua vocazione – ha detto il presidente di Prometeus Saverio Petitto – Vuole essere un dono ai fratelli della parrocchia, sempre più presenti e numerosi, sempre più attivi e partecipi ai momenti di aggregazione e di preghiera, alle iniziative religiose e culturali, solidali e benefiche, che scaturiscono dall’operato di questa comunità”.
L’opera è una pregevole terracotta del maestro Achille Cofano, figlio e nipote d’arte, socio ed amico di “Prometeus”, calabro-pugliese, residente a Maglie ma battezzato proprio nella parrocchia del Soccorso, già noto alla città per altre importanti opere realizzate, che fanno parte dell’arredo urbano più rinomato.
Nell’opera sacra sono presenti insieme alla Croce tutti gli elementi tratti dall’iconografia canonica, con le tre figure maschili del Cristo, di Nicodemo e di Giovanni e quelle femminili delle tre Marie, la Santissima Vergine, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Al centro della composizione è presente la figura inerte e solenne del Cristo, piegata verso destra, mentre si staglia sulla Croce, dal braccio della quale scivola un lembo del sudario che lo avvolgerà nel sepolcro, quasi fosse il preludio ad una temporanea riconsegna alla terra. Il braccio sinistro di Gesù è sorretto amorevolmente dalla Vergine, il suo estremo dolore non le impedisce di farsi ancora una volta sostegno, baluardo, coraggio, soccorso, al corpo terreno del Figlio.
Nicodemo sorregge da dietro il corpo ormai privo di vita, sembra guardare pietosamente in basso, nella direzione in cui verrà deposto per la sepoltura. La figura imberbe che sostiene la gamba sinistra del Cristo è quella di Giovanni, l’Evangelista, che oltre ad avere un ruolo attivo nell’azione della deposizione, consegnerà narrativamente alla iconografia evangelica questo specifico episodio.
Maria di Cleofa è la testimone più discreta e dissimulata dell’intera composizione, essa si intravede alle spalle di Nicodemo come colta da pietosa rassegnazione. Maria Maddalena, inginocchiata ai piedi del Cristo è la figura più terrena fra quelle rappresentate, forse la più vicina a quello sterminato popolo di peccatori che da lì a poco troveranno nella fede e nella devozione, la salvezza del perdono dei peccati e la rinascita alla nuova vera vita.
“Un particolare ringraziamento lo vogliamo rivolgere ai maestri ebanisti Rocco e Nunzio Surace – ha aggiunto Petitto – che si sono adoperati nella realizzazione del supporto e della base lignea dell’intera opera”.