HomeCronacaMauser, i Cacciola condannati anche in appello

Mauser, i Cacciola condannati anche in appello

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Nell’Appello del processo Mauser sono state confermate le condanne per la famiglia Cacciola, accusata di avere segregato la testimone di giustizia Giusy Multari.

Ieri la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria ha confermato le condanne inflitte, nell’aprile scorso, dai giudici di Palmi. La Corte presieduta da Silvia Capone condannò la famiglia Cacciola di Rosarno e nello specifico per Gregorio Cacciola, Vincenzo Cacciola, Maria Cacciola e Teresa D’Agostino furono comminati sei anni di reclusione ciascuno, mentre 4 anni furono inflitti a Jessica Oppedisano. Domenico Cacciola infine, fu condannato a 9 anni di carcere.

Al momento l’imputato risulta essere latitante, ma la Dda sta indagando sulla sua scomparsa che potrebbe essere un caso di “lupara bianca”.
L’imputato finiti nel processo Mauser fu l’unico a “rimanere” in ordinario, mentre tutti gli altri chiesero di accedere al rito abbreviato dopo la contestazione, in dibattimento, da parte dei pm antimafia Roberto Di Palma e Luca Miceli dell’aggravante mafiosa. Una nuova contestazione fondata sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Albanese, genero di Rocco Bellocco, uno degli esponenti più influenti dell’omonima cosca, coinvolto negli anni passati nell’operazione “Rosarno è nostra”.


Albanese all’Antimafia disse infatti che “i Cacciola sono una cosca vera e propria. Hanno il loro territorio a Rosarno”. Si chiude quindi anche il secondo grado dell’inchiesta Mauser, l’inchiesta che ha fatto luce sui presunti maltrattamenti inferti alla Multari.

Secondo quanto accertato nell’inchiesta Mauser il “clan” le impedì per mesi di uscire da casa ed inoltre l’avrebbero minacciata di morte, le avrebbero addossato persino la responsabilità del suicidio del marito e non poteva più fare da madre delle sue tre figlie. Le piccole infatti, erano totalmente sotto le grinfie delle cognate.

La Multari non aveva più vita, una vita che però era iniziata a scivolarle dalle mani prima ancora che il marito morisse.

Una storia la sua che ricorda molto quella della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, la donna morta nell’agosto del 2011 e per cui la Dda sta indagato per l’ipotesi di omicidio. Giusy Multari però, riuscirà a salvarsi e deciderà di collaborare con la Dda. Adesso infatti, si trova al sicuro in una località protetta mentre i suoi presunti aguzzini si trovano con una condanna di secondo grado sulle spalle.

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