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La faida di Gioia in Corte d’Assise

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La faida di Gioia Tauro approda in Tribunale. Giovedì gli imputati coinvolti nel processo “Atlantide” sono comparsi davanti alla Corte d’assise di Palmi per l’inizio del procedimento sui fatti di sangue che hanno coinvolto la città del porto nel 2005.

Alla sbarra Elio De Leo, difeso dall’avvocato Antonino Napoli, Marcello Giacobbe, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Domenico Putrino, Biagio Guerrisi, avvocato Contestabile, Cosimo Romagnosi, difeso dall’avvocato Domenico Infantino, Giuseppe e Rocco Ivan Stillitano, difesi da Contestabile e Virgillito.

La Provincia di Reggio Calabriasi è costituita come parte civile solo contro gli imputati a cui è contestata l’associazione mafiosa. Costituzione che si affianca a quella della Regione Calabria e del comune di Gioia Tauro.

Così come avvenuto nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup distrettuale di Reggio Calabria, la difesa di Romagnosi ha avanzato richiesta di abbreviato condizionato dall’escussione di un testimone, parte offesa e oggetto di una presunta estorsione da parte dell’imputato. Stessa richiesta di abbreviato condizionato è stata fatta dalla difesa di Giuseppe Stillitano.

L’avvocato Napoli, invece, ha insistito sulla nullità del decreto di rinvio a giudizio per De Leo, perché secondo la difesa l’imputato non sarebbe stato sottoposto a interrogatorio di garanzia. La Corte d’assise, presieduta dal giudice Silvia Capone, si è riservata la decisione e scioglierà la riserva alla prossima udienza.

Le accuse mosse dal pm Giulia Pantano sono, a vario titolo, quelle di associazione mafiosa, concorso in omicidio e tentato omicidio pluriaggravato. La Dda di Reggio Calabria ritiene di aver fatto luce su tre omicidi e un tentato omicidio che insanguinarono la città di Gioia Tauro nel lontano 2005.

Nello specifico ci sono, al centro delle indagini, gli episodi riguardanti il delitto di Luciano Caridi, avvenuto l’undici gennaio del 2005, quello di Pietro Giacobbe, consumato il 12 maggio dello stesso anno; e ancora il tentato omicidio di Santo Antonio Bagalà, avvenuto sempre il 12 maggio 2005 per finire all’omicidio di Rocco Albanese che risale invece al 14 marzo del 2005.

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