Poche correzioni rispetto al primo grado e batosta anche in appello per i narcotrafficanti processati nel processo “Griffe”. Alla sbarra un’organizzazione che faceva capo al gioiese Girolamo Magnoli, classe ’79.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il gruppo di narcotrafficanti aveva messo in piedi un sistema di spaccio e traffico di droga tra la Piana di Gioia Tauro, la Sicilia e la Francia. Girolamo Magnoli, classe 1979, passa da una condanna a 20 anni di carcere ad una a 19 anni e 11 mesi; Giovanni Sacco è stato condannato a 10 anni e sei mesi di carcere, Pietro D’Agostino ad 11 anni, Girolamo Magnoli, classe 1980, a 8 anni e otto mesi e Filippo Iannì a 14 anni e sei mesi; 11 anni e sei mesi sono stati inflitti a Matteo Testa, 7 anni e otto mesi a Salvatore Ierace; 7 anni e sei mesi a Antonio Sorrenti, 9 anni e sei mesi di carcere a Antonino Sala, 7 anni e 4 mesi Ippolito Raso. La Corte, inoltre, ha condannato Michele Giovinazzo e Antonino Lo Faro a 3 anni e 4 mesi di detenzione ciascuno; Michelangelo Raso è stato condannato a 7 anni e quattro mesi, Sodor Ghalloussi a 5 anni, così come Samir Saguia; Angela D’Alia a 5 anni e quattro mesi e Salvatore Inzerra a 13 anni e quattro mesi di carcere.
L’indagine “Griffe” è scattata l’1 ottobre del 2013 e condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, su coordinamento della Procura antimafia; l’organizzazione aveva la propria base nella Piana di Gioia Tauro, ma con collegamenti con la famiglia mafiosa del quartiere Brancaccio di Palermo e con il territorio francese, nello specifico quello di Marsiglia. Hashish, ma anche cocaina tra lo stupefacente trafficato almeno a partire dal 2010.
L’inchiesta è stata denominata “Griffe” perché nelle intercettazioni telefoniche la droga era chiamata con i grandi nomi della case di alta moda: da “D&G” a “dolcè”, fino a “Dolce e Gabbana”, “gold” e “trucco”. Al vertice dell’organizzazione per la procura antimafia reggina c’è Girolamo Magnoli, classe 1979, il quale, oltre a promuovere, dirigere e organizzare l’associazione avrebbe procurato in Francia la droga da importare in Italia. Alla fine del primo grado, il Tribunale di Reggio dispose la confisca una villa con piscina a Gioia Tauro, in contrada Sovereto, del valore di oltre un milione di euro.