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Crisi al porto, i sindacati sul piede di guerra

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A otto giorni dallo sciopero che ha fatto registrare il 100% di adesioni, i lavoratori dello scalo portuale gioiese sono nuovamente sul piede di guerra, insieme ai sindacati di categoria.

Si è da poco conclusa una conferenza stampa convocata in tutta fretta dalle sigle sindacali Cgil, Uil, Cisl e Sul per denunciare la superficialità con cui il Governo centrale e quello regionale, insieme ad Mct, l’imminente licenziamento di 442 portuali in esubero, annunciato dall’azienda. E domani scade il termine ultimo per portare a termine le procedure di scelta degli ammortizzatori sociali da utilizzare.

Parla di «situazione drammatica» Domenico Laganà, Segretario generale Filt-Cgil Piana e dice: «Non ci sono segnali da parte della Regione né del Governo centrale. Abbiamo richiesto un incontro per contrattare sugli ammortizzatori sociali da adottare per far fronte alla difficoltà che manifesta l’azienda, ma ad oggi non abbiamo avuto risposte né dalla parte politica né dal fronte aziendale. Mct propende per la cassa integrazione straordinaria – ha aggiunto Laganà – ma questa soluzione a noi non piace e vorremmo cercare di ottenere l’adozione del contratto di solidarietà, certi del fatto che non è la soluzione al problema ma che quantomeno può servire a dare sostenibilità ai lavoratori ed alle loro famiglie».

Un incontro i sindacati lo avevano avuto a metà giugno, ma gli attori politici hanno chiesto un rinvio della contrattazione, fissando il nuovo incontro per il 21 giugno, giorno dello sciopero. Anche in quell’occasione il tavolo è slittato a data da destinarsi e ad oggi non vi è stata alcuna convocazione.

«Credo sia arrivato il momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, a partire dalla politica e dea Mct – ha detto Antonio Sigilli, Segretario provinciale Fit Cisl – L’azienda usufruisce da ben 5 anni dei benefici della cassa integrazione e dopo tutto questo tempo non è capace di proporre una soluzione a questa questione che ormai è insostenibile. Chiediamo che venga data importanza al ruolo che il porto di Gioia riveste, e ci dichiariamo pronti a qualsiasi azione di forza».

Preoccupazione è stata espressa anche dal Segretario regionale Uil Trasporti Domenico Lombardo, il quale ha ribadito l’assoluta indifferenza delle istituzioni politiche. «Siamo dinanzi ad una situazione difficile della quale gli unici interessati sembriamo noi sindacati. Regione e Governo sono assenti – ha detto Lombardo – Mct vuole imporre la cassa integrazione straordinaria dichiarando l’esubero di 442 portuali. Tutto questo è inaccettabile».

«A noi non sta bene che la politica continui a fare proclami, a dire che il porto è strategico per lo sviluppo della Piana, standosene però con le mani in mano – ha aggiunto Carmelo Cozza, Segretario regionale del SUL – Il porto deve ripartire ed in tempi rapidi; i tempi della politica non sono quelli del porto e questa è una cosa che non possiamo accettare».

Lo scalo gioiese, il più grande del Mediterraneo, a fronte di una situazione difficile, incerta ed inaccettabile come quella descritta dai sindacati, può vantarsi di essere il porto con il tasso di assenteismo più basso d’Italia.

Ha concluso la conferenza stampa Salvatore Larocca, Segretario Filt-Cgil di Gioia Tauro, invitando le istituzioni a non fare spallucce dinanzi ad un dramma come la paventata perdita di 442 posti di lavoro. «Il porto è sulla bocca di tutti e nelle volontà di nessuno – ha detto – Chiediamo da ben 5 anni ai lavoratori di fare sacrifici, di vivere con uno stipendio ridotto, ma non possiamo e non vogliamo offrire loro come soluzione la cassa integrazione straordinaria, che è l’anticamera del licenziamento. Qui si combatte una battaglia di civiltà e di legalità: la lotta all’illegalità si fa anche offrendo un lavoro retribuito a padri e madri di famiglia».

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