Riceviamo e pubblichiamo:
Non si può consentire alle logiche del libero mercato di incidere negativamente sulla vita dei cittadini soprattutto quando si tratta di beni di prima necessità.
In questi giorni ho seguito con attenzione il susseguirsi delle analisi in merito all’improvviso aumento del costo del pane e ho potuto notare che nessuno ha avuto ancora il coraggio di dire che è in atto da parte di diversi panettieri una vera e propria speculazione su di un bene rispetto al quale bisognerebbe mettere in campo una concorrenza al ribasso e non al rialzo, perché trattasi di un mercato in cui devono vigere qualità, legalità e solidarietà sociale.
Massimo rispetto per il lavoro del panettiere ma bisogna con onestà denunciare che l’aumento di 50 centesimi di euro al Kg è esagerato ed inaccettabile, se si considera che il costo della vita nei nostri comuni ha raggiunto livelli spaventosi a fronte di salari da fame e di tanta disoccupazione, e che l’aumento del costo del pane comporterà per ogni famiglia un aggravio di spesa mensile di circa 15,00 euro.
Ci troviamo di fronte ad una questione sociale e culturale, perché purtroppo siamo stati abituati a subire supinamente le scelte che ci vengono imposte dal libero mercato trovando per tutto una giustificazione, ma questa volta non sarà così perché sui beni primari, quali il pane, non possiamo consentire alcuna speculazione da parte di chi sa che del pane non se ne può fare a meno e quindi ne aumenta a dismisura il prezzo.
Ci siamo dimenticati che il pane è composto da acqua, farina, sale e lievito? Se l’aumento del costo del pane fosse dovuto all’aumento del prezzo della farina o del sale, è possibile che a Gioia Tauro, a Palmi, a Giffone, ecc …, ad esempio, i panettieri non abbiano avvertito la necessità di aumentare il costo del pane? O veramente vogliamo credere che questi panettieri siano così stolti da voler lavorare senza alcun guadagno?
Il direttore provinciale della Confcommercio, piuttosto che limitarsi a dichiarare che nel libero mercato ognuno può fare ciò che vuole e che pertanto bisogna rassegnarsi, avrebbe fatto meglio ad effettuare un’analisi meno generica e di mera salvaguardia della categoria, perché lo sfido, ad esempio, a darci certezza in merito alla qualità della farina usata dai panettieri che vendono il pane a 2 euro e 50 rispetto a chi lo vende a 2 euro o ad 1 euro e 80.
La vera ricetta consiste nell’individuare e punire chi vende il pane in modo abusivo e consentire a chi è in regola con il fisco di ridurne il costo attraverso nuove forme di acquisto solidale.
Bisogna intervenire sugli abusivismi, perché tale arbitrario aumento del pane rischia solo di alimentarlo ulteriormente. I panettieri sarebbero stati più credibili se avessero messo in atto una mobilitazione insieme ai cittadini contro ogni forma di abusivismo presente sul territorio, piuttosto che ricorrere ad un aumento assurdo e fortemente gravoso per le nostre famiglie.
Credo che se non si interviene in questa direzione, cioè in quella dell’unità per garantire qualità e legalità, si rischia a breve di subire ancora aumenti che metteranno in ginocchio anche la loro categoria, perché i cittadini saranno costretti a rivolgersi a chi lo vende a molto meno, sacrificando anche la qualità.
Il presidente Attilio Funaro in questo senso dovrebbe lavorare, e cioè spingere per una grande mobilitazione affinchè si colpisca l’abusivismo chiedendo contemporaneamente ai panettieri di rivedere le proprie decisioni, che sono certamente legittime perché esercitate in un libero mercato, ma assolutamente penalizzanti per le famiglie che a fatica arrivano a fine mese in un periodo di grave recessione economica.
Cinquefrondi li 10.07.201
Giuseppe Longo
consigliere provinciale PRC