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Attacco dell’Udc a Elisabetta Tripodi: «non è sindaco coraggio»

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Giuseppe Idà
Giuseppe Idà

ROSARNO – Non accennano a placarsi le reazioni al rimpasto di giunta che, a Rosarno, ha portato in giunta i consiglieri Bruzzese e Italiano, allontanato l’ex assessore Calarco e spinto alle dimissioni le due consigliere Pd, D’Agata e Borgese.

L’ultimo durissimo comunicato contro l’amministrazione Tripodi arriva da Giuseppe Idà, commissario cittadino dell’Udc, il partito passato all’opposizione lo scorso anno, dopo aver inizialmente sostenuto la coalizione di centrosinistra.

la nuova giunta
la nuova giunta

Idà attacca a testa bassa, non si limita alla critica sulle ultime scelte amministrativa ma mette in dubbio quello che è considerato uno dei pilastri dell’attuale giunta e cioè la lotta in favore della legalità. Il commissario cittadino del partito di Casini parte dalle minacce che hanno portato il sindaco a essere scortata e critica la mancata costituzione civile dell’ente in quel procedimento.

«Assurta agli onori della cronaca per una minaccia – scrive Idà -, che, stando a quanto statuito dai Giudici della Corte d’Appello di RC non è mai sussistita, viene ingiustamente soprannominata “sindaco Coraggio”; anche se chi utilizza questo simpatico, quanto immeritato, soprannome, dimentica che la stessa si è resa responsabile della mancata costituzione nel processo contro il mittente della famosa lettera, disattendendo di fatto ad una prassi consolidata ormai da anni, oltre che ad una delibera di consiglio comunale votata all’unanimità.Questo nefasta esperienza – prosegue l’esponente centrista – sarà ricordata per vicende poco edificanti che hanno occupato per troppo tempo le cronache dei giornali locali, distraendo gli amministratori dai problemi reali dei cittadini: per citarne solo alcune, il caso acqua, l’elettrificazione del Bosco, il taglio degli ulivi, gli articoli infamanti su Repubblica ecc.».

«Il defenestramento dell’Ing. Brilli, – scrive ancora – la fuoriuscita dell’UDC, la cacciata dell’assessore Calarco, e, per ultime, le dimissioni delle Consigliere D’Agata e Borgese sono la prova più evidente del fallimento di un progetto in cui molti di noi hanno creduto e su cui i cittadini di Rosarno hanno posto tante speranze. Purtroppo però i fatti degli ultimi giorni, – argomenta – ci confermano che avevamo ragione noi, allorquando, ormai più di un anno fa, decidemmo che l’inadeguatezza del Sindaco non poteva più essere sopportata; e per questo con coerenza uscimmo dalla maggioranza, rinunciando tra l’altro a due postazioni di Giunta. Non fu una scelta semplice, ma il nostro senso di responsabilità ci ha imposto di essere coerenti!»

Idà si rivolge poi ai due neo assessori: «Meraviglia e sconcerto per l’atteggiamento di persone, Italiano e Bruzzese, alle quali ci lega un rapporto di stima e amicizia che, per il loro giudizio sempre severissimo nei confronti del Sindaco e per l’evidente fallimento dell’iniziale progetto politico, avrebbero dovuto indurli a dimettersi immediatamente, visto e considerato, tra l’altro, che non ci sono, per ragioni oggettive, le condizioni per salvare l’insalvabile. Invero, il rischio è quello che anch’essi, al pari degli altri, finiscano per rendersi direttamente responsabili di un fallimento che sta sotto gli occhi di tutti».

Idà giudica poco rappresentativa l’attuale maggioranza considerato che molti degli esponenti che l’avevano sostenuta alle elezioni non ci sono più: «ci chiediamo quale e quanta parte del paese intendono rappresentare il Sindaco e la sua maggioranza, visto che i soggetti politici che avevano ottenuto quasi la metà del consenso popolare necessario a vincere l’elezioni sono, oramai, fuori dalla maggioranza, e visto che coloro i quali sono subentrati, pur garantendo al Sindaco la matematica salvezza, non ne assicurano, lo si dice con tutto il rispetto per le persone, quella qualità e quella esperienza di cui i loro predecessori erano garanti qualificati».

«L’augurio – scrive infine il giovene esponente dello scudo crociato – è che chi, all’interno di questa maggioranza, ha un po’ di amore per il Paese abbia un sussulto di dignità e stacchi la spina a questa vergognosissima parentesi».
Lucio Rodinò

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