SAN FERDINANDO – Nel tardo pomeriggio di ieri il vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi, Monsignor Francesco Milito, ha fatto visita ai migranti africani ammassati nella tendopoli della zona industriale di San Ferdinando, accompagnato dal vicario generale Don Pino Demasi, responsabile, tra l’altro, della Caritas diocesana “Cecè Alampi”.
Con questa visita, l’ecclesiastico ha voluto prendere atto, di presenza, delle condizioni disumane in cui versano i braccianti africani, giunti in massa nel circondario pianigiano (la tendopoli ne accoglie 900 a fronte di 250 posti utili) in cerca di quel lavoro che, a causa della fortissima crisi che investe da oltre un decennio il comparto agrumicolo, latita.
Ad accogliere il vescovo, il quale ha fatto sapere, visto il momentaneo disinteresse della Regione Calabria, che la Diocesi metterà a disposizione una somma di circa 10mila euro per alleviare le sofferenze patite da questi disperati, vi erano Elisabetta Tripodi e Domenico Madafferi, sindaci di Rosarno e San Ferdinando che hanno a più riprese denunciato, nelle ultime settimane, lo stato d’abbandono in cui versano questi ragazzi, letteralmente “stipati” nei centri d’accoglienza dei loro comuni.
Pare infatti che Governo centrale e regione Calabria non siano interessati, per il momento, a far fronte all’emergenza umanitaria in cui versa la Piana di Gioia Tauro, e questo ha portato il primo cittadino sanferdinandese a dichiarare di «esser pronto ad eseguire un’ordinanza di sgombero della tendopoli» seguita «dalle immediate dimissioni dalla carica che esso ricopre, vista l’impossibilità di un piccolo comune come il suo nell’affrontare la problematica dei migranti».
Di fronte a tutto ciò, monsignor Milito, visibilmente scosso dallo spettacolo trovatosi davanti, ha invitato le istituzioni «ad intervenire, per cercare di dare un aiuto a questi ragazzi che hanno diritto a soggiornare in alloggi dignitosi». Preso quindi atto di ciò che vivono quotidianamente i braccianti africani, il rappresentante della diocesi ha promesso «di fare di tutto per non rimanere con le mani in mano davanti a questo dramma umano, ed anche se la Diocesi non ha il compito di provvedere istituzionalmente alla risoluzione di questi problemi, farà di tutto per compiere azioni concrete di carità e solidarietà».
Resta ora da vedere se le istituzioni competenti, regione Calabria in primis, risponderanno all’esortazione di monsignor Milito o se continueranno ad ignorare le richieste dei due sindaci dell’area portuale che quotidianamente si trovano a dover affrontare problematiche tanto vecchie quanto irrisolte.
Francesco Comandè