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Una preghiera per la crisi del porto

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don Pino De Masi

GIOIA TAURO – «La situazione che si sta delineando nel porto di Gioia Tauro non può lasciare indifferente la chiesa. Il porto è una realtà alla quale si è sempre guardato  con occhio di speranza e sviluppo futuro».

E’ con queste parole che ha esordito don Pino Demasi, vicario generale della diocesi, al momento di preghiera solidale, organizzato dalla Diocesi di Oppido – Palmi alla ormai famosa chiesa container del porto.
«E’ un momento preoccupante per il futuro lavorativo di centinaia di persone. – ha proseguito il vicario – La chiesa non è colei che può trovare la soluzione, ma questo non vuol dire stare a guardare. Siamo chiamati a dare il nostro contributo. E’ necessario che in tutti gli ambiti, quello politico, quello economico e quello lavorativo, ci si ricordi di ciò che Benedetto XVI ha detto, e cioè che il primo capitale da salvaguardare è l’uomo nella sua integrità. Faccio appello infine, – ha concluso don Pino Demasi – agli imprenditori e i vertici aziendali affinchè il profitto non diventi l’unico motivo di riferimento. Un sano connubio tra etica ed economia, porterebbe alla consapevolezza che un’azienda deve considerare tutti i singoli elementi che contribuiscono alla vita aziendale. E ricordiamo che la lotta di ciascuno per il lavoro, è la lotta di tutti».

Si è trattato di un evento di grande importanza e solidarietà non solo nei confronti delle persone più colpite dal “problema” ma per l’intera città di Gioia Tauro e tutto il comprensorio.
Ad organizzare l’incontro, insieme a don Natale Ioculano, sono stati la Pastorale sociale e del lavoro, la Consulta diocesana aggregazioni laicali e il consiglio Pastorale diocesano.

All’evento erano presenti fra gli altri, il comandante della capitaneria di porto Giuseppe Andronaco, e l’ispettore dei vigili del fuoco Natal Zucco. L’incontro si è alternato tra alcuni brani della “Laborem Exercens”, e una serie di canti, e a fare gli onori di casa non poteva che essere don Natale.

«La situazione del porto riflette le problematiche del lavoro, – ha esordito il cappellano – come chiesa ci sentiamo di essere solidali in quello che determina il futuro di tante famiglie. Individuare un colpevole sarebbe deviante, siamo qui per chiedere aiuto al Signore, poiché il lavoro costituisce una dimensione fondamentale dell’uomo sulla terra.  Oggi più che mai è richiesta maggiore unità e impegno perché si riesca ad uscire dalla crisi».

Eva Saltalamacchia

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