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Un mondo di mondi boccia il “progetto ciambra”

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Riceviamo e pubblichiamo:
Una spesa di 8,5 milioni di euro per ristrutturare e sviluppare ulteriormente un ghetto invece di eliminarlo. E’ quanto prevede il “progetto Ciambra”, presentato ad agosto dalla città metropolitana di Reggio Calabria, insieme all’Amministrazione comunale di Gioia Tauro.

Pessimo esordio, c’è da pensare, per la tanto attesa città metropolitana di Reggio Calabria che ha cominciato ad operare nei territori proponendo la vecchia politica dei “ghetti urbani”.

Continuando a scegliere il concentramento di famiglie povere, nonostante i tanti danni che la politica di ghettizzazione ha causato e continua a causare nel nostro territorio, si rinuncia alla politica dell’equa dislocazione abitativa che invece ha già prodotto significative esperienze di inclusione sociale.

Da quanto è emerso alla conferenza stampa indetta dal sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, lo scorso 12 settembre, il comune di Gioia Tauro e la città metropolitana di Reggio Calabria hanno partecipato con il “progetto Ciambra” al bando nazionale denominato “Bando per la presentazione di progetti per la predisposizione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”, approvato con il DPCM del 25 maggio 2016 e con scadenza il 31 agosto 2016.

L’obiettivo della proposta progettuale secondo il sindaco Pedà ed i suoi collaboratori, sarebbe quello di far “uscire” dalla ghettizzazione i 160 minori che vivono nella Ciambra e le loro famiglie. Questo obiettivo verrebbe perseguito con la ristrutturazione degli alloggi erp, la costruzione nella stessa area di altri edifici, delle opere di urbanizzazione mancanti e di una chiesa e con l’attuazione degli interventi per favorire la scolarizzazione dei minori e la formazione professionale.

In questo progetto, contrariamente a quanto sostengono le ricerche scientifiche e i dati empirici, viene proposto di eliminare l’emarginazione ed il degrado sociale del ghetto intervenendo sul degrado urbano e fornendo degli interventi sociali, in quanto si ritiene che “il degrado urbano del ghetto sia la causa del degrado sociale”.

La Scienza sociale al contrario, negli ultimi decenni, attraverso diverse ricerche (Wilson W.J., 1987; Wilson W.J. 1993; E. Pugliese, 1999; Mauro Magatti, 2007; AAVV, I rom e l’abitare interculturale. Dai torrenti ai condomini, Milano, FrancoAngeli, 2009) conferma che a determinare direttamente il degrado sociale e l’emarginazione nei ghetti urbani non è il degrado urbano, che vi contribuisce solo marginalmente, ma bensì la concentrazione di un’alta percentuale di famiglie con reddito basso. Pertanto, per la Scienza sociale l’intervento che consente di superare effettivamente il degrado sociale di un quartiere ghetto è quello che elimina la concentrazione delle famiglie con reddito basso dislocandole equamente in diversi quartieri.

Il “progetto Ciambra” non è solo in netto contrasto con le analisi della Scienza sociale e con le esperienze già attuate, ma lo è anche rispetto agli orientamenti della Strategia nazionale per l’inclusione sociale dei Rom Sinti e Camminanti, della Comunità Europea e del Por Calabria 2014-2020 che anche per le comunità rom raccomandano l’equa dislocazione abitativa.

Negli ultimi 20 anni, la politica dell’equa dislocazione abitativa è stata applicata per eliminare dei ghetti anche nel territorio della città metropolitana (soprattutto nei comuni di Reggio Calabria e di Melito Porto Salvo) ottenendo ottimi risultati oggetto di una ricerca scientifica.

Anche il comune di Gioia Tauro, con la delibera di consiglio comunale del 30 settembre 2011, aveva deciso di applicare la politica dell’equa dislocazione per le famiglie rom e aveva iniziato a farlo. Ma oggi, l’Amministrazione comunale ha deciso di ritornare alla devastante “politica dei ghetti”.

Per questo è necessario capire quali saranno le conseguenze di questa scelta politica.

E’ prevedibile che, se il “progetto Ciambra” venisse realizzato, non solo il degrado sociale della Ciambra non verrebbe superato e per i 160 minori non ci sarebbe alcun vantaggio, ma provocherebbe anche un peggioramento della situazione. Attraverso le opere di ristrutturazione degli alloggi esistenti e la costruzione di nuovi edifici infatti aumenterebbe il numero delle famiglie povere concentrate nel ghetto, incrementando in questo modo la situazione di ghettizzazione.

Per quanto riguarda gli interventi sociali previsti dal progetto, com’è già avvenuto in altri quartieri – ghetto, queste azioni non potrebbero produrre risultati positivi, perché la condizione di ghettizzazione non lo consentirebbe. Anche la costruzione della chiesa, con l’utilizzo di fondi pubblici, sarebbe un’azione inefficace e ghettizzante.

Per comprendere meglio i limiti del “progetto Ciambra” è bene operare una comparazione con la proposta progettuale “Restart Scampia” presentata con lo stesso bando dalla città metropolitana di Napoli, con l’obiettivo di eliminare il ghetto urbano delle Vele. In questo progetto, che è stato redatto con la consulenza dell’Università Federico II di Napoli che ha effettuato molti studi in questo settore, le cause del degrado sociale del ghetto sono individuate nella concentrazione delle famiglie povere e non nel degrado urbano che pure esiste negli edifici delle Vele.
La soluzione che viene proposta per eliminare il ghetto prevede la demolizione di tre Vele, la trasformazione della quarta Vela negli uffici della città metropolitana ed il trasferimento delle famiglie in alloggi popolari dislocati in diversi quartieri della città di Napoli.

Considerata l’importanza strategica che riveste questa scelta politica per la città di Gioia Tauro e per tutto il territorio metropolitano, questa Associazione chiede al sindaco del comune di Gioia Tauro ed al sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria di voler accettare un confronto aperto e trasparente sui contenuti del “progetto Ciambra”, con l’obiettivo di elaborare insieme una variazione al progetto che consenta l’effettivo superamento del ghetto.

Giacomo Marino – Cristina Delfino – Direttivo Un Mondo Di Mondi

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